domenica 9 gennaio 2022

l'urgenza della spinta

SERGIO ALBANO How The Air Works - CD (Subcontinental, 2021)


Di dischi interessanti che passano senza che nessuno se ne accorga, beh, è piena la storia della musica, non solo quella sperimentale di cui si propone di parlare il blog che state leggendo. Il rischio semmai è che visto l’andazzo questa cosa diventi ancora più frequente di quanto non lo sia stata in passato. E credetemi se vi dico che non si tratta solamente di una questione legata alle troppe uscite o ai giusti passaggi promozionali. Ma di un problema che ha contorni ben più ampi e che se ne sta confitto nel nostro tempo assieme a tanti altri mali. Sto parlando dell’insofferenza generalizzata (la chiamerò così visto che non mi vengono espressioni più appropriate) nel capire che è l’opera a dettare il suo tempo e che non è detto arrivi subito un senso, qualcosa a cui aggrapparsi - e a volte che arrivi affatto, perlomeno nei termini che noi abbiamo stabilito o desideriamo. Dico tutto ciò per scongiurare che un destino d’invisibilità sia riservato a questo disco intenso ma che, appunto, necessita di più e più ascolti per poter esser messo a fuoco e apprezzato. A farlo è stato Sergio Albano, chitarrista partenopeo attivo da un bel pò di tempo in solo e con altri compari di quelle parti nelle musiche votate allo sfacelo intelligente tra destructo-rock, improvvisazione jazz e quant’altro. “How The Air Works” è un disco a mio modo di vedere le cose molto ben fatto perché che ha dalla sua quello slancio espressivo che alla via della costruzione tutta perfettina (magari accumulando elementi orizzontalmente per poi farli detonare) preferisce il gesto che squarcia, separa, lasciando disadorni pezzi di tela a penzolare in lunghe code. Non pensate però a un suono secco e contorto che avanza come un corpo che ha perso la coordinazione dei movimenti. No, sareste sulla strada sbagliata. Qui va in scena tutt’altro, ed è un fluire (a suo modo) splendente e nero come l’onice, carico di evocazioni anche quando si decomprime e l’energia sta sotto a rimescolarsi. Per quel suo sospingerti sull’orlo del baratro ho pensato all’ostinato puntiglio di musiche che hanno cucito assieme noise digitale, sentori di soundtracks horrorifiche e ambient (Puce Mary) e al rumore inondato di luccichi e fasce muscolari di un Ben Frost. Suoni che una volta conosciuti sembrano quasi avere proprietà tattili, visive, e che sono eccessivi nella loro vertigine in modo diverso, perché scaturiscono da una calma svuotata da ogni speranza. Contribuisce alla riuscita del lavoro la masterizzazione di un pezzo da novanta come Noel Sumerville. Non mancate questo disco per nessuna ragione al mondo perché non ne escono così spesso di un livello simile, almeno qui da noi. Ah sì: non ho ben capito perché la tiratura sia così miserabilmente bassa (50 copie!), ma forse, visti i costi tutto sommato esigui di stampare un cd, l’etichetta ha già messo in conto una seconda stampa. LZ




Nessun commento:

Posta un commento

DISCO DEL MESE - Febbraio

  MOSQUITOES Reverse Drift / Reverse Charge – 12” (Knotwilg, 2021) Attribuire un orientamento a questo power trio inglese impone di scom...